STILI DI ATTACCAMENTO NELL’ADULTO

Un po’ di storia

Storicamente, il padre della teoria dell’attaccamento viene considerato lo psicologo, medico e psicanalista britannico John Bowlby.

Bowlby ha approfondito questo tema con studi sperimentali indagando le motivazioni intrinseche che legano il bambino alla figura primaria o caregiver, solitamente la madre, che si prende cura di lui occupandosi dei suoi bisogni, da quelli fisiologici a quelli emotivi.

Attraverso una serie di esperimenti è giunto alla conclusione che l’attaccamento è legato alla ricerca di protezione, di serenità, di calore affettivo e di sensibilità da parte della madre.

Ma che cosa è l’attaccamento?

“L’attaccamento è un sistema dinamico di atteggiamenti e comportamenti che contribuiscono alla formazione di un legame specifico fra due persone, un vincolo le cui radici possono essere rintracciate nelle relazioni primarie che si instaurano fra bambino e adulto”.

Questo concetto è molto importante perché nonostante l’attaccamento sia un legame che si crea da piccoli, le sue ramificazioni ci accompagnano nella vita di tutti i giorni quando diventiamo adulti, condizionando il modo in cui intessiamo le nostre relazioni significative. Questo avviene perché crescendo i legami vengono interiorizzati, creiamo dei modelli e questi ci guidano nel mondo da adulti e condizionano la rappresentazione che abbiamo di noi stessi e degli altri.

La psicologa canadese Mary Ainsworth è riuscita a dimostrare con dati empirici gli studi di John Bowlby, attraverso il paradigma di ricerca della “Strange Situation”. La Ainsworth ha elaborato una situazione sperimentale per determinare il tipo di attaccamento tra caregiver e figlio. La situazione, denominata appunto “strange situation”, era suddivisa in otto fasi, ciascuna della durata di tre minuti, dove il bambino veniva sottoposto a situazioni potenzialmente generatrici di “stress relazionale”.

A conclusione di questo esperimento sono stati riconosciuti quattro cosiddetti stili di attaccamento nel bambino: sicuro, insicuro-evitante, insicuro-ambivalente e disorganizzato.

Gli stili di attaccamento negli adulti

Questi stili infantili nell’adulto si risolvono in attaccamento autonomo, distanziante, preoccupato e infine irrisolto-disorganizzato.

Attaccamento autonomo

Queste persone valutano le loro relazioni e le loro esperienze di attaccamento in modo coerente, sia quando danno una valutazione positiva, sia quando ne danno una negativa, e considerano queste esperienze importanti per la formazione della loro personalità. Queste persone sono orientate verso relazioni sane e basate sulla fiducia reciproca, sono in grado di dimostrare l’affetto in modo adeguato e di gestire la distanza tra loro e il partner. Nei momenti di difficoltà o disagio sono in grado di chiedere aiuto al partner perché sono autonome e sanno gestire le proprie emozioni. Non è necessario aver avuto un attaccamento sicuro da bambini per diventare adulti con un attaccamento autonomo, quanto essere in grado di rielaborare le proprie esperienze infantili e riflettere sugli effetti che queste hanno sul funzionamento come adulti e genitori.

Attaccamento distanziante

Queste persone tendono a minimizzare l’importanza che ha avuto l’attaccamento per la formazione delle loro vite o a idealizzare le esperienze avute nell’infanzia senza essere, però, in grado di fornire una descrizione concreta. Senza accorgersene, descrivono i loro genitori in modo estremamente positivo, ma pieno di contraddizioni, sostengono di non ricordare le proprie esperienze di attaccamento, ma la verità è che tendono a minimizzare le proprie relazioni. Dal momento che da bambini hanno affrontato queste difficoltà, da adulti sono distanziati nella relazione di coppia, non sono disponibili sul piano emotivo per non soffrire e non rimanere delusi; per questo motivo cercano principalmente relazioni superficiali, poco significative e brevi.

Attaccamento preoccupato

Queste persone esagerano l’importanza dell’attaccamento, sono ancora molto coinvolte con le loro esperienze passate e non sono in grado di descriverle coerentemente e di riflettere in modo non preoccupato su di esse: rabbia o passività caratterizzano lo stile di descrizione fornito da questi adulti delle loro esperienze di attaccamento. Nel secondo caso come nel terzo parliamo di adulti insicuri. Queste persone provano ansia perenne di sottofondo perché hanno il terrore di essere abbandonate e ferite perché quando erano piccole il loro caregiver non è stato in grado di amarle in modo coerente e continuo. Sono decisamente gelose del partner, ma allo stesso tempo disponibili solo in alcuni momenti, come il caregiver era con loro.

Attaccamento irrisolto-organizzato

Queste persone hanno fatto esperienza di situazioni traumatiche come una perdita o un abuso; nella rievocazione di queste esperienze traumatiche ci possono anche essere errori di ragionamento. In questi casi spesso siamo di fronte a persone con disturbi di personalità o altre psicopatologie. Le relazioni di queste persone sono poco stabili e possiamo definirle “tossiche”.

In conclusione

L’ambiente, la sensibilità dell’adulto, il temperamento del bambino sono elementi importanti che influenzano il legame di attaccamento.

Perché sono importanti tutte queste informazioni? Perché diventando consapevoli del tipo di relazione che abbiamo con il nostro partner possiamo, se vogliamo, lavorare per modificarla, ridefinendo il modo con il quale entriamo in relazione con l’altro.

Sicuramente è un percorso lungo e faticoso, oltre al fatto che come molte altre cose nella vita è più difficile smontare qualcosa rispetto a quanto non sia stato costruirla e per farlo bisogna cercare aiuto. Ma non è impossibile. Va da sé che legarsi a una persona con attaccamento sicuro ci possa aiutare a modificare il nostro stile di attaccamento rendendolo più simile al suo.

Uno dei metodi per scoprire lo stile di attaccamento nell’adulto è l’AAI (Adult Attachment Interview), un questionario semi-strutturato creato da Kaplan e Main nel 1987, basato sugli studi di John Bowlby e di Mary Ainsworth sulla teoria dell’attaccamento infantile.